Mi ricordo ancora la prima volta che ho alzato le mani al cielo. Per la verità la giornata era partita come le altre. Riscaldamento, quattro chiacchiere in griglia di partenza e poi la classica adrenalina pre gara che via via aumentava fino al momento della partenza. Una volta che la gara parte, la fatica prevale sul resto delle emozioni. In realtà in quei primi momenti, non si pensa tanto, si pensa invece, solo a faticare ed ad andare più forte possibile. Quel giorno ero particolarmente in forma, il percorso era bello, la mente libera; si delinea subito un gruppetto di testa. Nelle fasi centrali della gara ti torna un momento di lucidità e inizi a pensare anche a qualche tattica. Decido di andare via nell’ultima salita del penultimo giro. Incredibilmente dopo il primo tentativo rimango da solo. Avevo 13 anni… Rimango da solo con ancora un giro e mezzo da affrontare. Mi ricordo ancora oggi, dopo oltre 23 anni trascorsi, che la paura mi pervase tutto il corpo. Era la prima volta che mi trovavo davanti ad una situazione simile. Ero arrivato a podio, non avevo mai vinto. Quella sensazione durò qualche minuto, dopo di che iniziai a dare tutto ciò che avevo. Non ricordo nulla di quei 20 minuti, tranne gli ultimi metri, che rimarranno sempre nel mio cuore. Noi ragazzini avevamo un percorso ridotto, arrivavamo prima dei grandi. Avevamo tutto il pubblico per noi! All’ultima curva vedo l’arco di arrivo, sprinto, anche se non avevo nulla da sprintare e gli ultimi 10 metri alzo le mani e smetto di pedalare. Non era un campionato del mondo, non era un italiano, era una comune gara della domenica ed io a 13 anni avevo vinto la mia prima gara. Ero felice…

Le nuove regole dell’UCI

Il 21 gennaio in Australia inizierà la nuova stagione professionistica del ciclismo con il Tour Down Under. corridori però, dovranno prestare attenzione a un dettaglio: in caso di vittoria dovranno tenere le mani sul manubrio. Una nuova sezione dell’articolo 2.12.007 del regolamento dell’Unione Ciclistica Internazionale (Uci) punisce infatti “l’atleta che rallenta durante uno sprint festeggiando nel gruppo o togliendo le mani dal manubrio”.

Dall’Uci sottolineano – anche se non ancora messo per iscritto nel protocollo — che “al momento, il divieto non riguarderà il vincitore, ma solo i compagni che lo celebreranno”. Ma non escludono che la sanzione possa in futuro coinvolgere il primo classificato, qualora al momento del traguardo non si trovi da solo: sarebbe la fine di un gesto iconico del ciclismo. Per i trasgressori, la punizione è severissima: retrocessione all’ultima posizione, cartellino giallo (due gialli valgono una settimana di squalifica) e perdita del 25% dei punti nel ranking.

Che senso ha?

Fa sorridere come i regolamenti si concentrino spesso su cose che negli anni non hanno arrecato alcun danno nè al ciclismo nè tantomeno agli atleti stessi. Avete memoria per esempio di corridori che sono caduti perchè un’atleta ha esultato? Vi ricordate Julien Bernard multato durante il Tour de France 2024 per un bacio alla moglie e al figlio sulle strade di casa? Un gesto tanto commuovente quanto indigesto all’UCI, tanto da accusare l’atleta di “comportamento inappropriato durante la corsa e danno all’immagine del ciclismo”.

Ecco, questo, ed altre regole inflitte non solo ai professionisti, ma al mondo amatoriale stesso, come l’utilizzo di action cam vietato in corse amatoriali, sottolineano l’inutilità di queste regole, demotivando un movimento che si motiva esclusivamente su queste cose e sul sacrificio, spostando l’attenzione sui veri problemi del ciclismo legati alla sicurezza, come quello delle discese ad oltre 100 km/h, i mucchi selvaggi delle ammiraglie e gli sponsor che possono fare il bello ed il cattivo tempo trasformando spesso una competizione in un circo dove i fenomeni da baraccone sono gli atleti.

Esultiamo dunque, esultate campioni, perchè se perdiamo la poesia che scorre attorno ad un gesto di liberazione, conquistato dopo innumerevoli sacrifici, perdiamo quella che è l’essenza del ciclismo…