Circa 20 anni fa, una Granfondo di Mountain Bike costava molto poco in termini di iscrizione, gestione e organizzazione. C’era una burocrazia molto meno accanita contro le ASD e di conseguenza, tutti organizzavano più o meno bene le manifestazioni in Italia.

Bei tempi quando le gare costavano 10 euro

Col passare del tempo le cose sono mutate radicalmente. Se da un lato la burocrazia “ha strozzato” sempre di più gli organizzatori con responsabilità civili e penali, dall’altro gli organizzatori stessi, che spesso sono entrati in concorrenza tra loro, hanno organizzato eventi sempre più strutturati, mirati al servizio completo prima e dopo l’evento.

E così, circa 8-9 anni fa, si è arrivati all’apice delle Gran Fondo. Le gare costavano relativamente poco e il servizio delle organizzazioni più belle era ineccepibile. Dalle colazioni del mattino, fino al pasta party del pomeriggio.

Ad un certo punto però tutti, organizzatori compresi, hanno dovuto fare i conti con l’aumento dei prezzi e l’avvento di tecnologie superiori che non precludevano la partecipazione obbligatoria ad un evento

Per qualche anno i prezzi sono rimasti invariati, e gli organizzatori hanno continuato a “viziare” propri atleti con tutti i benefit pre e dopo gara. Alla fine però i prezzi delle iscrizioni, hanno iniziato a gonfiarsi a dismisura e in alcuni casi anche a raggiungere e superare i 100 euro.

Nel mezzo c’è stato qualche “coraggioso” che pur di lasciare invariati i costi di 10 € a gara ha eliminato quei servizi che una volta erano solo facoltativi, raccogliendo però solo critiche e abbandoni.

Gli errori del passato che si ripercuoteranno in futuro

Quello che è successo infatti negli anni di transizione del mondo delle Granfondo è stato quello di abituare gli atleti a certi tipi di manifestazione che oggi purtroppo sono sempre più difficili da raggiungere e da gestire. Vuoi il Covid, i permessi e i costi sempre più elevati, da una parte c’è la necessità di non far salire ulteriormente i costi e dall’altro di non eliminare i servizi per il quale se no, gli amatori non si iscriverebbero. Ma la domanda da porsi oggi forse è: chi si iscriverebbe a una gara a 10 € senza cronometraggio elettronico, senza pacco gara e senza pasta party come succedeva una volta?

Del resto, quante volte abbiamo sentito giudicare una gara non per le bellezze dei propri tracciati ma per servizi dati o non dati, bontà del menù (come se fosse un ristorante) o quantità dei premi dati?

Ebbene, questi risultati oggi sempre più difficile da raggiungere implicano spesso scelte prive di senso da parte di chi organizza non seguendo un etica o un progetto di evento e lungo termine, ma mira solo ed esclusivamente all’attirare quanti più atleti possibile, come se quella dei numeri fosse una guerra da vincere a tutti i costi.

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