L’inverno in Mtb regala giornate fredde, ma piene di avventura e di scoperta. Questa volta l’obiettivo è Massa Trabaria, catenaccio montuoso tra l’Umbria e le Marche. Quando partiamo per la nostra ennesima voglia di Mtb, il sole a Belforte Isauro è ancora nascosto dietro alla prima fila dei Monti in cui ci dirigeremo. Il castello è ancora avvolto nella fredda ombra ghiacciata mentre sopra di noi il monte Petralla è infuocato dai raggi radenti di questo sole invernale.

La nostra avventura inizia con una salita, percorsa in silenzio tra la brina ai lati e le pozze ghiacciate. I nostri aliti segnalano l’intensità di voler uscire da questo cono d’ombra infinito ma, improvvisamente, il bivio per San Martino segna il confine con la luce e il suo calore.

Prima il freddo, poi il sole, poi di nuovo il freddo

Appare avanti a noi la chiesa di Bacucciaro e i suoi cipressi, solitaria sopra il colle. Di slancio pedalando su una splendida strada battuta di terra rossa e ghiaia raggiungiamo la discesa per Mercatello. Casolari in pietra abbandonati appaiono e scompaiono velocemente tra le curve mentre il sole ci acceca. Ora le case sono vive, i camini fumano, cataste di legna ordinate indicano la nostra via per il fondovalle. Il ponte sul Metauro , di nuovo in ombra, inizio della nuova risalita. La strada si insinua con dolce pendenza tra colli ricoperti di boscaglie di carpini e querce. Una salita pedalabile, un po’ di chiacchiere tra noi sei per combattere il freddo che anestetizza i nostri corpi.

La careggiata è ampia, diventa quasi noiosa dall’assenza di panorami, strada infinita…poi d’un tratto appare sulla sinistra il monte Nerone illuminato da alcuni raggi del sole che bucano le nubi, la cima è innevata. Davanti a noi la catena appenninica della Massa Trabaria in territorio Umbro che pare impenetrabile…decine e decine di colli intorno ai 900/1000 metri. Eppure esistono varie strade di epoche antiche che le risalgono.

Massa Trabaria: un tracciato per veri intenditori

I miei compagni di questo viaggio son tutti grandi pedalatori. Con Marco e Stefano ho condiviso tantissime giornate diventate poi straordinarie avventure che ci sono rimaste dentro all ‘anima; quando ci son strade nuove da percorrere Oscar e Michele son presenti, che sia Gravel oppure Mtb non importa..l’essenziale che siano orizzonti ed osterie nuove. A Massimiliano piace ogni tanto aggregarsi a queste specie di “esplorazioni” dove spesso la tranquilla pedalata sicura si trasforma in ignoti e selvaggi momenti in cui il dubbio di aver smarrito la retta via rode come un tarlo i cervelli… Mentre risaliamo a ritroso la valle del Candigliano, riappare ancora il monte Nerone con tutta la sua grandezza, solo il monte dei Sospiri, e le sue pale eoliche ci separano dalla splendida cittadina di Apecchio.

Una piccola pianura con Verdi prati ed ecco l’abazzia di Scalocchio il primo obiettivo di oggi: esattamente ad un giorno di cammino da Sant’Angelo in vado capoluogo dell’antica MassaTrabaria, fungeva da ricovero per i viandanti che andavano o tornavano da Città di Castello e dalla Val Tiberina. Il castello in rovina che ci domina dall’alto è luogo di leggende di tesori introvabili , di nobili mercenari e “vitelli d’oro”.

Ora la salita comincia ad esporsi ai venti tirrenici, il ritmo costante ci fa guadagnare metri in altezza, il poco sole intravisto a valle e ora avvolto in una spessa nuvola che staziona a mezza costa. Noi ci infiliamo dentro tornante dopo tornante. La strada continua aggrappandosi al costone di Colmazzo. Il vento ora impetuoso ci segnala l’arrivo in alto dove varie strade convergono ma non ci facciamo risucchiare da esse e le abbandoniamo per seguire il sentiero riparato da collinette che ci porterà da Petornace a Botina.

Angeli e demoni, quiete e tempesta

La quiete assoluta…risaliamo su pietre levigate il sentiero, seguiamo il rigagnolo di acqua che scende da un’altura dove alcune case di pietra sopra di noi ci segnalano la direzione. Raggiunta di nuovo un’altra strada ,dal fondo compatto e scorrevole, ricominciamo a risalire di nuovo tra innumerevoli curve e strappi sempre avvolti in una leggera nebbia. Al culmine della scalata la visibilità e pressoché nulla e d’un tratto ci compare un cartello: ”le Fienaie”, il secondo obiettivo della giornata.

Un’ antico passo appenninico che in epoche remote permetteva gli scambi commerciali tra la valle del Tevere e il versante adriatico quando guerre e rivalità locali ostacolavano le più conosciute e agevoli strade. Siamo in alto e imbocchiamo il sentiero 84 ,alcune centinaia di metri in piano, riusciamo ad uscire dalle nuvole che ci hanno accompagnato fin qua’.

Una leggera discesa tra pietre ben piantate e arbusti ed ecco il sole! Approfittiamo per una piccola sosta ed ammirare finalmente lo spettacolare panorama: a destra il monte Nerone con tutto l’itinerario percorso in mezzo a boschi e piccole valli; a sinistra in basso intravediamo molino di Guinza e, quando lo sguardo si alza ecco l’ Alpe della Luna con tutte le nubi che risalgono il versante occidentale per travasare la cima ma rimangono in stallo a formare un’insolita cornice. Davanti a noi in lontananza il Simone e il Simoncello.

L’impervia discesa verso Mercatello

La discesa non ammette errori, la concentrazione è massima si scende alternando tratti veloci e altri lenti seguendo il sentiero molto ben evidenziato sul crinale. Spinabeto, il Cerrone, la Guardia: tutte cime intorno i mille metri di altezza collegati tra loro da questo splendido sentiero in quota.

Il colle della Ripa d’Alto segna l’inizio della picchiata verso Mercatello. Una discesa infernale e ampia tra gradoni e terre grigie, in pochi attimi devi decidere dove mettere le ruote per evitare di danneggiare i fianchi dei pneumatici. Un susseguirsi di tratti velocissimi rallentati da provvidenziali “pinzate”, salti , bestemmie e preghiere per giungere infine nel centro storico del magnifico paese sul torrente Metauro.

Le ultime fatiche della giornata: il 90 e il sentiero dei falchi

Attraversato lo splendido ponte in pietra si risale per l’ultima difficoltà pianificata per oggi: la parte finale del sentiero 90. Il sole a mezzogiorno scalda abbastanza e, dopo aver trovato il bandolo della matassa in quella specie di “triangolo delle bermuda” che e’ il Poggio delle Ruote, il monte del Prete e monte della Rocca, siamo in alto tra pozzanghere perenni e micidiali saliscendi. Sono luoghi conosciuti e oggi ,il 90, è solo una formalità per farci giungere più a valle all’imbocco del famigerato “sentiero dei Falchi” a Casarello. Un trail da non prendere con troppa allegria. Drop al limite ,su e giù tra la boscaglia, all’improvviso campi seminati non previsti e via di nuovo in un pazzesco sentiero disegnato su burroni e calanchi ricoperti di radi boschi … e così tra scivolate e risate dopo oltre 6 ore di pedalata ”franiamo” tutti quanti dal cielo sopra al castello di Belforte. La Massa Trabaria ha ancora tanto da mostrare…

Itinerario

L’itinerario è lungo 60 km e richiede alte capacità fisiche e tecniche. Si segnala dal km 51,850 il sentiero dei falchi (causa terreno argilloso è consigliato il transito nella stagione secca) pericoloso per i drop nella parte iniziale, poi per due volte entra in campi seminati (si raccomanda di passare al limite dei campi).