C’è un dato di fatto fondamentale nel panorama della Mountain Bike, ed è che gli organizzatori stanno letteralmente mantenendo in vita un sistema che non produce più giovani con la voglia di fare fatica. Nonostante le regole stringenti, le pratiche burocratiche e le enormi responsabilità, l’Italia è piena di organizzatori volenterosi che promuovono la disciplina della Mountain Bike per amatori, professionisti e giovani. Da una parte quindi c’è l’ala delle Associazioni Sportive Dilettantistiche che per passione e amore dei propri territori, fa quello per cui costituisce i propri statuti, mantenendo in vita di fatto il movimento.

Gli enti però stanno facendo lo stesso? La Federazione Ciclistica Italiana e gli enti della consulta nell’ambiente amatoriale, che è il motore dell’economia della Mountain Bike, stanno supportando queste realtà? Le risposte possono essere molteplici, spesso di natura politica, poco di natura tecnica. Sta di fatto, che ancora oggi, nel 2024 esistono fin troppe cose che non vanno, a partire proprio dai giovani.

Diverse tessere, niente gare

Partiamo dal problema dei tesseramenti. Esiste la FCI e gli enti della consulta. Se esistono queste varie realtà è perchè è permesso e possibile da parte di un atleta, scegliere liberamente con quale ente correre. Tra i Master il problema non sussiste, tra gli esordienti e gli allievi invece sì. Ancora oggi, se hai un tesserino di FCI e hai una gara a 10 km da casa di un Ente diverso, non puoi correre e viceversa. Il risultato spesso sono giovani che devono farsi 3 ore di auto per cercare una gara quando ne avrebbero una attaccata a casa.

Burocrazia immane per chi vuole semplicemente pedalare

In questo argomento ci hanno messo molto del loro gli atleti che negli anni hanno scambiato, iscrizioni, pettorali, chip e identità. Questo non solo crea un problema a un atleta, ma anche a un organizzatore. La situazione che c’è oggi però è passata al di la della ragione. Soprattutto nelle prime domeniche dell’anno, un atleta è costretto a portare con se certificato medico, tessera, chip nuovo, chip vecchio. E se sei in una gara federale e non hai fatto il fattore K, apriti cielo. Se vuoi fare un percorso corto non puoi decidere sul momento, ma devi saperlo con almeno 3 giorni di anticipo. L’ultima in ordine di tempo, è l’obbligo della certificazione medico agonistica per i cicloturisti, cosa che di fatto a rasato al suolo la categoria negli eventi. Considerando infatti le milioni di bici che si sono vendute in Italia nell’ultimo anno, la partecipazione degli atleti agli eventi è forse del 10%. Gli altri sono semplicemente in giro…

Regole stingenti e costi di gestione alti per gli organizzatori

A voglia dire che una Granfondo costa troppo. Ma organizzare una prova federale impone regole spesso stringenti e tasse da pagare che di certo non aiutano i bilanci delle singole prove. I giudici spesso tendono a non essere rispettosi di chi gli paga l’attività, imponendosi su poveri ragazzi che montano una GoPro per avere un ricordo della gara, mentre non si espongono quando nel caso di uno degli ultimi eventi di Bike-Advisor, ci sono casi spinosi di tagli non verificati sul percorso tra i primi assoluti. I più tolleranti acconsentono di installare archi gonfiabili. Alcuni impongono americane di partenza e arrivo, perchè un arco che si sgonfia può essere pericoloso, un americana che costa qualche migliaio di euro no.

Fino che poi si parla di una Granfondo amatoriale, questa può contare almeno su incassi delle iscrizioni. Cosa che non possono in alcun modo appellarsi gli organizzatori di gare per giovanissimi, i quali hanno solo costi e nessuna agevolazione.

Giovani emarginati in gare solo per loro

In questi anni i percorsi per esordienti e allievi annessi al contesto di un evento granfondistico sono andati via via sparendo. I motivi sono semplici con regole che non ammettono tolleranza e organizzatori che preferiscono non andare avanti. Ma per un giovane, essere parte di un evento con i propri genitori che corrono per esempio o con dei professionisti, può essere solo un motivo per sognare. Che differenza fa poi se un percorso invece di 17 km è da 23 perchè un organizzatore non può fare di meglio? Evidentemente sembra di si, tanto da non autorizzare gli eventi in coda alle Granfondo. Così centinaia di ragazzi si radunano tra di loro in campi aperti con genitori che perdono più tempo a litigare tra di loro e gli organizzatori, che pensare al divertimento dei propri ragazzi. Gli stessi si ritrovano trattati come professionisti, con l’ansia del risultato a 13 anni, quando a13 anni l’unica cosa a cui dovrebbero pensare è quello di divertirsi. I risultati? Li abbiamo tutti sotto mano.

Le categorie giovanili sono sempre meno, mentre i M6-7-8 ed addirittura M9, sempre più. E’ ora di cambiare, se no tra pochi anni, oltre a meno atleti, ci saranno anche meno organizzatori…