Quello che sta succedendo nel mondo cicloturistico amatoriale con le norme attuative 2024, rischierà di creare un boomerang negativo di un settore che vede tanti appassionati, ma un difficile accesso agli eventi per chi vuole fare il cicloturista.
Facciamo un passo indietro. Fino poco tempo fa, partecipare come cicloturista ad un evento che dava questa possibilità (come per esempio le granfondo) era piuttosto semplice. Presentavi una certificazione medica di buona salute, prendevi il tuo numero e facevi il tuo giro.
L’avvento delle e-Bike ha creato un primo grande dilemma tra gli addetti ai lavori. Gli organizzatori si sono iniziati a chiedere se cicloturisti in e-Bike, potevano pedalare con cicloturisti in Mtb e viceversa. Domande secondo noi infondate, poiché sono sempre cicloturisti e quindi di fatto, non dovrebbero avere nessuna velleità di prestazione (anche se il condizionale è sempre d’obbligo).
Col passare degli anni le norme sulla tutela della salute sono diventate più stringenti. Da una parte c’erano gli agonisti che purtroppo non rispettavano le norme sulle certificazioni. Il che ha portato a regole più dure. Se ricordate, qualche anno fa bastava la tessera, ora non più…
Questa cosa però nell’ultimo tempo si è rivoltata anche nelle categorie cicloturistiche, che (lo dice proprio il nome della categoria) sono sempre state molto libere.
La jungla di regolamenti
Nel comunicato N. 10 del 22 maggio 2023 la FCI ha pubblicato una tabella di riferimento sul rispetto della normativa sulle certificazioni mediche di idoneità per la partecipazione agli eventi amatoriali.
Con Delibera del Presidente N. 59 del 31.10.2023 e poi Ratificate dal Consiglio Federale del 11.11.2023, la FCI ha pubblicato infine le norme Attuative 2024 dell’attività amatoriale. E qui c’è il primo grande “mischione” nel senso che la normativa comprende sia attività da strada che da Mtb. Ma come può un regolamento per l’attività su strada andare bene per la Mtb e viceversa?
Se spulciamo il Regolamento Tecnico, approvato dal Consiglio Federale FCI nella riunione del 26/27 novembre 2022 non c’è traccia dell’attività della Mountain Bike.
Per trovare la dicitura MTB dobbiamo andare nella apposita sezione del sito e cercare i regolamenti. Ed ecco che qui arriva un grande controsenso.
Le norme attuative della MTB al Capitolo 2 – Prove di Cross-Country, al punto 2.1.45 citano espressamente:
Le pedalate ecologiche ed il cicloturismo MTB sono manifestazioni non competitive, di un giorno, aperte a società o gruppi o singoli a carattere esclusivamente regionale e, nel caso di concomitanza con una gara MTB, con partenza posticipata di almeno 15 minuti. Non potranno superare in ogni caso, i 60 km di percorrenza. Questo tipo di manifestazioni sono aperte a: tutti fino ad una distanza di 20 km. (minorenni accompagnati da un adulto) per distanze superiori dall’età di 18 anni in poi. E’ richiesta a tutti una bici da fuoristrada, il casco ed un certificato medico di idoneità.
Su questa ultima frase si dice tutto e niente, perchè il certificato medico di idoneità può essere agonistico o non agonistico. Quindi dopo una delucidazione, è stato detto agli organizzatori che il regolamento da prendere in considerazione è quello generale dell’attività amatoriale, ovvero quello dove sono “ammucchiate” tutte le discipline (di cui parlavamo poco fa).
Un cicloturista con la tessera da agonista
Il regolamento all’articolo 5.4 dice che:
Alle manifestazioni cicloturistiche possono partecipare i tesserati FCI, EPS, o UCI (qualora stranieri). La partecipazione dei non tesserati è comunque subordinata per gli italiani alla presentazione almeno della CERTIFICAZIONE DI IDONEITÀ alla pratica sportiva NON AGONISTICA, Tutti i partecipanti dovranno utilizzare un casco omologato. Le manifestazioni cicloturistiche si svolgono a velocità predeterminata e controllata dagli organizzatori, nel rispetto del Codice della Strada e secondo le seguenti disposizioni:
- la velocità massima non deve essere superiore ai 25 km/h;
- la velocità deve essere comunque adeguata a mantenere tutti i partecipanti in un gruppo sostanzialmente compatto, soprattutto nei tratti in salita e in discesa;
- la distanza massima consentita è di km 70 con tolleranza + 10%;
- il dislivello totale non deve essere superiore all’1% della distanza complessiva;
- la pendenza media dei tratti di salita non deve essere superiore al 6%;
- le salite non possono avere una lunghezza superiore a 3,00 Km;
- non sono ammessi tratti agonistici;
- non può essere prevista alcuna classifica.
Quindi in un ipotetico percorso cicloturistico di MTB (perché qui è generico) di 25 km l’organizzatore dovrebbe tenere un dislivello massimo di 250 metri, una pendenza non superiore al 6% e una salita non più lunga di 3 km.
Agonistico per Mtb, Non agonistico per le e-Bike
La prima domanda che sorge è dove ci siano questi percorsi nella MTB. Forse al mare, non di certo nell’Appennino dove si promuove la maggioranza degli eventi. Ma la seconda domanda, ancora più importante è: e se c’è un percorso corto cicloturistico ad un evento che supera questi parametri cosa deve fare il povero organizzatore?
La risposta è nella tabella riassuntiva allegata, dove in sostanza, si dice che l’idoneità minima se si superano questi valori, diventa AGONISTICA.
La buona notizia riguarda solo le e-Bike che non hanno questo vincolo e possono iscriversi tranquillamente con una certificazione medica NON AGONISTICA. Bene, ma non benissimo…
Perchè questo pasticcio che penalizza gli organizzatori?
In conclusione, gli organizzatori si trovano davanti ad un vincolo enorme. Che senso ha una categoria cicloturistica se è richiesto un tesserino agonistico? Perché è stato fatto un regolamento che può andare bene alle manifestazioni su strada ma non a quelle in MTB? Come si può fare promozione sportiva e territoriale ad un evento, precludendo la partecipazione di appassionati su percorsi anche semplici? E ancora: perché deve rispondere l’organizzatore sulla scelta di tesseramento di un CICLOTURISTA?
La sicurezza? prioritaria, ma il cicloturista deve poter scegliere
Il tema sicurezza e salute è da sempre prioritario per chi organizza, ma è anche vero che questa scelta non può ledere solo a chi organizza eventi. Per chi decide di fare agonismo è un sacrosanto vincolo, ma per chi vuole prendere la bici e farsi una passeggiata su un percorso segnato come cicloturista, non deve essere un obbligo. Dovrebbe essere una scelta libera di chi pedala la tutela della sua salute e non una responsabilità di chi organizza. Ogni cicloturista dovrebbe presentare semplicemente un certificato medico e una liberatoria (dato che è appunto un cicloturista) e non essere soggetto ad una burocrazia stringente per il quale i neofiti non hanno alcun interesse a farla. Perché alla fine, è come se uno che prende la bici in un negozio e alla prima uscita ha un malore, la responsabilità è di chi gli ha venduto la bici, e non di chi l’ha comprata, senza controllare il suo stato di salute.