La Mountain Bike negli ultimi 20 anni è diventata molto di più di un mezzo di trasporto alternativo o di uno sport. E’ diventato un vero indotto di turismo. I primi ad essersene accorti sono stati ancora una volta i nostri amici alpini che, vedendo dei comprensori sciistici, pressochè inutilizzati d’estate, hanno ben presto pensato di adattare piste e impianti di risalita a veri e propri trail e Bike Park di Mtb. Un operazione non di certo a costo zero, se pensiamo alla manutenzione costante e alle spese fisse degli impianti a fune. Tuttavia, negli ultimi anni, l’indotto estivo ha pareggiato quasi quello invernale.

Il turismo che funziona? Deve avere servizi e investimenti

Rimani aggiornato con noi

Volenti o nolenti nelle località turistiche tutti poi alla fine devono remare dalla parte che porta “il grano”. Non ne vogliano gli anziani che da sempre hanno popolato le montagne con le loro passeggiate. Ma le passeggiate non portano soldi, la Mtb invece sì. Ecco allora Bike Hotel, Noleggi, Transfer e tutti i servizi annessi. E alla fine, anche l’irriducibile albergatore che “stirerebbe” tutti i ciclisti per strada si è dovuto arrendere.

Il problema degli enti locali nell’entroterra

Purtroppo però non tutte le zone d’Italia sono uguali e dove non c’è il terreno demaniale, ci sono quasi sempre i privati che tutto sono, tranne che ciclisti. Ecco quindi che aprire anche solo un sentiero diventa motivo di scontro, denunce e accuse. Un po’ come se tenere puliti dei boschi sia illegale. I giovani volenterosi e le società disposte a farlo ci sarebbero anche, ma purtroppo la burocrazia e le amministrazioni sono distratte da altre cose, a volte anche più gravi. Non da ultimo c’è il grande problema delle responsabilità che nessuno vuole prendersi.

Molti enti locali, specie quelli dell’entroterra italiano, che non hanno nè piste da sci, nè stabilimenti balneari, invano provano a promuovere il rilancio turistico, spesso però, senza conoscere minimamente il territorio in cui loro stessi amministrano. Quello che è peggio, è che molti ancora ragionano come 30 anni fa, dove la gente popolava i piccoli borghi solamente con le sagre e qualche locale. Oggi purtroppo il mondo è cambiato. Bella la festa, la sagra della porchetta o la fiera del bestiame, ma quelle cose oggi, purtroppo non risolveranno più alcun problema di indotto turistico.



Il turismo outdoor (che sia questo in Mtb o a piedi o altro) è il nuovo settore turistico di massa. I paesi dell’entroterra sarebbero le location ideali. Tuttavia in poche realtà questo turismo è esploso.

Il problema? E’ Culturale

Talamello in provincia di Rimini o l’Alto Garda Bike Arena, o tante altre zone, sono esempi palesi di come alla radice ci sia più di tutti un problema culturale. Perchè altrimenti un indotto turistico che non arreca danno a cose, ambiente o persone debba chiudere davanti alle prese di posizione di privati e l’indifferenza degli enti pubblici? Questi sono esempi di come il campanilismo regna sovrano su territori che dovrebbero lavorare uniti per un bene comune: il proprio territorio.

Purtroppo fino che la cultura non cambierà, fino a che ci sará lo scarico di responsabilitá e fino che molti capiranno che l’unico modo per non far morire un territorio è quello di lavorare assieme e coesi, gli enti locali potranno vincere i bandi PNRR che vorranno. Potranno fare infrastrutture, aprire locali e asfaltare strade, che rimarranno vuote per la mancanza di unità dovuta alle cose più semplici.